#1 "Ci vuole un villaggio": cominciamo!
Presentazioni, spunti di lettura, un po' di numeri e il racconto di una bella iniziativa per imparare a lasciare andare e mettere un po' d'ordine tra desideri e priorità: il villaggio parte da qui
Ciao!
Io sono Silvia De Bernardin e questo è il primo numero di “Ci vuole un villaggio”, la newsletter che prende spunto da ciò di cui parlano i genitori la mattina fuori da scuola per provare ad allargare lo sguardo. Ma andiamo con ordine.
Chi sono. Di mestiere faccio la giornalista freelance, e sono una mamma (di Matilde, 7 anni appena compiuti, per la precisione). Negli ultimi anni mi sono occupata molto per lavoro di genitorialità, ma anche di salute, alimentazione, sostenibilità e turismo – tutte cose che sembrano lontane tra loro e che invece hanno molto più a che fare l’una con l’altra di quanto sembri.
Perché “Ci vuole un villaggio”
Scrivendo, leggendo, intervistando, c’è una cosa che ho realizzato nel corso del tempo: che la genitorialità rappresenta un punto di osservazione privilegiato per mettere a fuoco molte delle questioni nelle quali ci dibattiamo in questi tempi strani e complessi.
Mi capita spesso: scrivo di depressione post-partum e mi ritrovo a parlare di stereotipi di genere. Discuto con i pediatri di svezzamento e il discorso finisce sulla sostenibilità ambientale e sociale dei nostri modelli alimentari. Intervisto pedagogisti ed educatori sui problemi della scuola e il focus a un certo punto si sposta sul rapporto che abbiamo noi adulti con il lavoro. È sempre un caso?
“Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”, dice un antico proverbio africano. Questo è il punto: a sentire i professionisti dell’infanzia e della genitorialità, oggi quel villaggio non c’è più. Ed è soprattutto per questo motivo che noi genitori ci sentiamo così spesso soli, spaesati, incerti sul da farsi.
Ma forse, ho iniziato a chiedermi, non è che il problema è a monte? Se l’essere genitori ci restituisce così spesso un senso di fatica e solitudine, se pensiamo ai bambini e finiamo per parlare di noi adulti, non è perché quel “villaggio” non ci manca solo come genitori ma, prima ancora, come persone e come cittadini? La risposta che personalmente mi sono data è: sì.
La buona notizia, che vedo confermata di frequente, è che c’è chi quel villaggio prova ogni giorno a ricostruirlo, in forme del tutto nuove rispetto al passato perché tutto nuovo è il contesto nel quale ci muoviamo: nelle scuole, nei consultori, nelle associazioni del territorio, tra i professionisti che supportano le famiglie e tra chi fa attivismo, nei libri, sui social, in rete, persino nelle serie su Netflix.
Ecco, questa newsletter vuole provare a raccontare il cantiere del nuovo villaggio, quello delle idee, dell’impegno e delle soluzioni che già esistono e che meritano di essere condivise. Il cantiere di una comunità più coesa che, nel prendersi cura di bambini e genitori – mi piace pensare – può imparare a prendersi più cura anche di sé stessa.
Anche perché non sostenere la genitorialità oggi significa andare incontro, in un domani neanche troppo lontano, a ricadute economiche, sociali, sanitarie, pensionistiche che riguarderanno tutti, se è vero che l’Italia è destinata a diventare un Paese sempre meno popoloso e più vecchio.
Ovvero. Quindi, ti starai chiedendo: cosa ci sarà in questa newsletter? Notizie, storie, interviste, cose che ho letto, visto, intercettato, fatto. Il punto di osservazione sarà quello della genitorialità ma, se sono riuscita a spiegarmi finora, avrai capito che non parleremo solo di “pappe e pannolini” (promesso!). L’approccio cercherà di essere il più possibile costruttivo: come giornalista faccio parte del Constructive Network, la rete che unisce i giornalisti italiani impegnati a raccontare più che i problemi, le soluzioni. È un approccio che mi piace molto e del quale credo abbiamo tutti bisogno, cercherò di seguirlo.
Ci sentiremo – complicazioni della vita permettendo – un paio di volte al mese, il lunedì mattina: mi hanno spiegato che le newsletter sono una maratona, che è meglio non strafare all’inizio e farsi un po’ il fiato: vedremo insieme se riuscirò a tenere il passo e, magari, col tempo, a incrementare la frequenza di questo appuntamento.
Una nota di metodo
Questo è il primo numero di “Ci vuole un villaggio”, ci saranno molte cose di questa newsletter da sistemare e affinare, settimana dopo settimana. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio piacevole e utile per chi legge, attraverso il quale confrontarsi, condividere pensieri e idee e scoprire cose nuove. Per questo, ogni osservazione, consiglio, suggerimento sarà più che ben accetto. Quindi… sentiamoci, se ti va!
Ma ora partiamo
Questo primo numero sarà un po’ più lungo perché erano doverose le presentazioni, dal prossimo cercherò di non “sbrodolare troppo”. Però, ci sono alcuni numeri che vorrei commentare insieme a te e una cosa che ho fatto nelle ultime settimane che vorrei raccontarti.
I numeri. Non sono recentissimi, ma hanno a che fare con l’idea alla base di questa newsletter, mi girano nella testa da un po’ e ci ripenso ogni volta – e capita spessissimo nelle ultime settimane – che si parla di natalità in Italia. Secondo il rapporto 2023 di Save The Children “Le equilibriste”, che è stato presentato lo scorso maggio, il 40% delle mamme italiane dichiara di non volere altri figli “perché troppo faticoso”, il 33% per la difficoltà a conciliare famiglia e lavoro e, ancora, per la mancanza di supporto (26%) e per l’insufficienza di servizi disponibili (26%).
La “fatica” in senso lato è, cioè, per una fetta enorme di mamme il motivo principale che le frena ad avere altri figli dopo il primo. Tanto che, ha rilevato lo stesso rapporto, le mamme sanno anche molto bene ciò che potrebbe farle cambiare idea: assegno unico più consistente (23%), asili nido gratuiti (21%), piani di assistenza pubblici tarati sui bisogni delle famiglie (12%), sostegno psicologico pubblico che accompagni le madri nei primi mesi di vita del bambino (6%).
Ecco, se tutti i discorsi sulla natalità partissero da questi dati, forse la strada delle misure da attivare per far sì che in questo Paese si facciano più figli risulterebbe, quanto meno, più illuminata. Ma avremo modo di parlarne a lungo in questa newsletter perché è questo un tema che apre a mille discorsi, collegati al lavoro femminile per esempio o al tema del lavoro di cura, ai quali tengo tantissimo.
Una cosa che ho fatto. Per la prima volta, qualche settimana fa, ho partecipato con mia figlia a un mercatino dell’usato per i bambini: si vendevano e acquistavano giochi, vestiti e libri, a decidere il prezzo (baratto o vendita fino a un massimo di 15 euro) e a fare la “trattativa” dovevano essere i bambini da soli. Lo ha organizzato un gruppo di volontari del Parco Nord di Milano, dove si è tenuto il mercatino, sotto gli alberi e con tanto di stand assegnato a ciascun partecipante.
È stata una bellissima esperienza. I bambini si sono divertiti, hanno ragionato sui soldi e sul loro valore e, soprattutto, sul valore delle cose. Separarsi dai propri giochi per un bambino non è cosa facile: farlo rimettendoli in circolo, scambiandoli con qualcos’altro o vendendoli mettendo nel salvadanaio qualche soldino credo sia un buon esercizio per imparare a “lasciare andare” e, insieme, a fare un po’ d’ordine non tanto nelle camerette (che pure aiuta molto), ma anche tra desideri e priorità. Senza contare, chiaramente, il messaggio sull’importanza del riciclo e del riuso.
Nel guardarmi intorno durante il mercatino, ho avuto la visione concreta di quante “cose” abbiano i nostri bambini. A questo proposito, ti segnalo un bell’approfondimento sul tema dell’industria dei giocattoli, del suo impatto ecologico e, insieme, educativo, scritto da una collega, Eleonora Ballatori, uscito qualche mese su Vegolosi MAG, il mensile digitale dedicato ai temi della sostenibilità alimentare e non solo che ho contribuito a fondare e sul quale scrivo anche io tutti i mesi. Lo trovi qui: “I giocattoli ci seppelliranno”.
Link interessanti
A proposito di link, in ogni newsletter te ne segnalerò alcuni che rimandano a contenuti che ho trovato interessanti. Ecco i primi, per cominciare:
Un tema che mi sta molto a cuore è quello dei “compiti a casa”. Torneremo a parlarne presto perché racconta molto di aspettative, tempo, performance, ma intanto ecco un approfondimento utile da UPPA, il mensile dei pediatri italiani: “I compiti a casa sono davvero utili?”.
In questo tempo nel quale ogni confronto è polarizzato (o di qua o di là), c’è un scontro che non fa bene a nessuno, quello tra genitori (madri, soprattutto) e chi genitore non è, per scelta o per cause di forza maggiore. Ne parla Ilaria Maria Dondi qui, nella sua newsletter sui diritti riproduttivi “Rompere le uova”, a proposito dello stigma sul lavoro che spesso, da madri, non vediamo: quello che colpisce, all’opposto, chi madre non è (per la serie: come fai fai, non c’è pace). È un’analisi molto interessante perché evidenzia come, alla fine, il problema sia a monte e abbia a che fare con un necessario “ripensamento del mondo del lavoro al di fuori della logica del sacrificio” - scrive Dondi - che interessa tutti, al di là delle scelte personali e degli accidenti della vita di ciascuno.
Infine… In questi giorni è difficile rimanere concentrati sulle cose di tutti i giorni con ciò che accade in Palestina. Non ho sufficienti competenze di geopolitica per esprimere opinioni che non siano generiche e dettate dal senso di umanità, ma qui è dove sto trovando alcune delle voci che mi permettono di orientarmi nello spaesamento e nel dolore di queste settimane, in una prospettiva più ampia e non strettamente legata alla cronaca quotidiana: Ricomporre il conflitto. È una diretta a più voci di più di sei ore, io la sto vedendo a “puntate” e vale la pena farlo.
Mi sono anche interrogata sul senso dei contenuti ai quali mi dedicherò in questa newsletter mentre in Palestina (e non solo) la genitorialità è ridotta al livello base del provare a salvare i propri figli dalle bombe che cadono loro in testa. Mi sono risposta con quella frase di Michela Murgia che ci sarà sempre in apertura di questa newsletter: “Non è vero che il mondo è brutto, dipende da quale mondo ti fai”. Ecco, anche se oggi è più difficile rimanere aggrappati a queste parole, continuo a pensare che valga la pena provarci da un pezzetto del nostro, di mondo.
Sto leggendo
Non mancheranno mai, qui, neanche i consigli di lettura: leggo tanto, per piacere e per lavoro, e ho la fortuna di ricevere un po’ di libri dalle case editrici che mi segnalano le nuove uscite sugli argomenti dei quali scrivo. Ne parleremo insieme.
Intanto, in questi giorni sto leggendo “Benedizione” di Kent Haruf. È un autore che volevo leggere da tempo, poi qualche settimana fa mi sono trovata davanti questo titolo in biblioteca e l’ho preso. È un romanzo fortemente americano, nella migliore accezione del termine: dalla prima pagina sei già dentro i vasti orizzonti della prateria della piccola cittadina di Holt. La storia ruota intorno a un lutto e alla luce sul passato che la morte sa accendere. È un libro doloroso, ma che descrive alla perfezione quel pezzo di vita intima, segreta e non detta, che è parte della storia di ogni famiglia.
Appuntamenti
Se oggi (6 novembre) alle 18 ha un’oretta libera, possiamo vederci su Instagram: sul profilo del magazine “Giovani Genitori” chiacchiero con Carla Tomasini (@pediatracarla) del tema “caldo” di queste settimane: i malanni di stagione e come affrontarli. Sarà una diretta interessante perché proveremo a parlare di salute in un senso più ampio del semplice “non ammalarsi”. Ci vediamo oggi pomeriggio? In ogni caso, la diretta rimarrà salvata sul profilo di GG, se vorrai recuperarla in differita.
📩 Direi che mi sono dilungata fin troppo. Facciamo che ci sentiamo tra un paio di settimane?
🧡 Se ti è piaciuto questo primo numero e ti va di condividerlo, ne sarei davvero molto felice (un po’ di incoraggiamento fa sempre piacere quando si parte con un nuovo progetto) e, se pensi che questa newsletter possa interessare o essere utile a qualcuno che conosci, segnalagliela e invitalo a iscriversi.
Se vuoi farmi sapere cosa ne pensi, invece, scrivimi, promesso che risponderò!