#4 Ci vuole un villaggio I Caro Babbo Natale...
La letterina di Natale del villaggio e un po' di cose da leggere, vedere, ascoltare nelle prossime settimane
Ciao!
Come stai? Tra una settimana esatta è Natale ed è tempo di letterine e desideri. Qui la piccola di casa ha finito giusto ieri di scrivere la sua, la prima redatta interamente di suo pugno. In fondo all’elenco ha segnato anche “un bassotto a pelo ispido”, regalo che temo quest’anno il signore della Lapponia non riuscirà a procurare. Vedremo se si potrà rimediare il prossimo. So che è anche un mio desiderio, ma per allargare la famiglia a volte serve fare spazio, e non solo fisicamente. Vedremo.
Letterine dal villaggio
Intanto, negli ultimi giorni, oltre a quella di mia figlia, mi sono dedicata anche alle letterine di un po’ di persone che nell’ultimo mese e mezzo hanno iniziato a seguire questa newsletter e hanno voluto condividere i loro desideri per l’anno nuovo. Lo hanno fatto pensando ai loro bambini - in alcuni casi già cresciuti - ai bambini di cui si occupano per lavoro o che fanno in qualche modo parte della loro vita. Come avevo immaginato, ne è venuta fuori una letterina di Natale collettiva, bella e interessante. Li riporto qui per intero - col permesso di chi li ha espressi - questi desideri che mi sono stati confidati. Meritano.
Umanità. Mi vengono in mente tante cose, ma una su tutte, per tutti. Chiederei a Babbo Natale più Luce nel senso di una maggiore consapevolezza, capacità di accogliere se stessi e gli altri, Umanità con la U maiuscola. In un mondo complesso come quello attuale e con tante sfide quotidiane e future che ci aspettano, credo che l'apertura reciproca, la capacità di accogliersi e accogliere e di restare Umani sia fondamentale.
Silvia, psicomotricista e formatrice, fondatrice di Percorsi Formativi 0-6
L’essenziale. Sotto l’albero non vorremmo nulla: nulla di materiale, nessun oggetto acquistato, né piccolo né grande. Vorremmo solo tempo, consapevolezza, gratitudine, compassione, solidarietà: il ritorno all’essenziale insomma. Nel nostro piccolo da anni ci impegniamo in questo senso. Regaliamo a parenti e amici solo tempo, sotto forma di biscotti e conserve fatte da noi. Regaliamo il nostro tempo, passato cucinando e pensando alle persone che riceveranno quel piccolo pensiero. È un regalo di buon auspicio, ben augurante: è l’essenza del Natale. Ci disturba tremendamente che il Natale sia diventato una corsa agli acquisti, come se non bastasse il guardarsi negli occhi e dirselo quel “Buon Natale!”. Quest’anno più che mai ci facciamo domande sul perché mai noi dovremmo festeggiare, quando a poche migliaia di chilometri da noi sta accadendo l’impensabile in termini di diritti umani. Mai come quest’anno il ritorno all’essenziale è necessario, per mettere in prospettiva tutte le lamentele che ogni giorno ci accompagnano per delle piccolezze.
Roberta e Stefano, genitori di Nico
Un aiutino per le mamme. Caro Babbo Natale, che sia forse l'anno buono per riuscire ad avere la tua attenzione? Riconosco che qualcosa si stia smuovendo - come spesso mi piace dire: “L'onda è partita” - ma chiedo ancora un piccolo intervento. Un aiutino affinché le mamme, non solo siano in grado di avere dei figli senza rinunciare a un lavoro che le soddisfi pienamente e che le faccia sentire vive e complete, ma che vengano supportare e facilitate in questo complicato percorso. Le mamme incontrano innumerevoli ostacoli ad adempiere a tutti i doveri imposti o cercati che siano e spesso implodono in un triste silenzio, si rassegnano. Vorrei tanto che mia figlia, che adesso ha 8 anni, non debba mai provare questa grande frustrazione, che non debba mai temere che diventare mamma possa inficiare la realizzazione dei suoi sogni, del resto ora ha giusto qualche umile progetto, diventare un'apprezzata veterinaria ma anche la cantante di una rock band, ah! di figli dice di volerne 3. Se fai un buon lavoro già da adesso direi che per lei ci sono buone speranze.
Elisabetta, mamma di Olivia
Rispetto. Se dovessi scrivere una lettera a Babbo Natale per me e per le mie figlie chiederei senz'altro di spargere lungo il suo cammino con la sua slitta del RISPETTO, rispetto verso le persone, le cose e i sentimenti. Oggi chiunque si sente in diritto di prevaricare e di giudicare pensando di essere l'unico ad avere la “verità”… Pensiamo a tutti i casi di femminicidio (e io, essendo mamma di ben 2 ragazze, ho una rabbia e paura dentro di me), ai casi di intolleranza verso tutte le persone che sono costrette a fuggire dai loro Paesi di origine, ai casi di intolleranza verso il mondo LGBTQ+ e sicuramente ne avrò dimenticate centinaia di esempi dove il rispetto viene ed è venuto a mancare...Un'altra cosa che piacerebbe chiedere come mamma è la possibilità di far realizzare i sogni e l'autonomia dei nostri figli sia in ambito lavorativo che nella loro vita privata. Beh di desideri da chiedere al povero Babbo Natale ce ne sarebbero tanti e tanti altri....
Donatella, mamma di Federica e Francesca
Tempo. Da padre, vorrei trovare sotto l'albero un kit tascabile di “qui e ora”. Di quelli che si attivano automaticamente, ti tirano un ceffone mentre sei in affanno e ti ricordino che l'unica cosa che vale la pena è vivere il presente con gratitudine. Come scrive nel suo ultimo libro Alessio Carciofi, le sfide della modernità ci hanno catapultato nell'era della “time scarcity” eppure basterebbe cambiare prospettiva e ricordarci che, per ancora un po', siamo “miliardari di tempo”. Ecco, vorrei trovare sotto l'albero questa consapevolezza e avere il coraggio di fermarmi e contemplare la meraviglia che ogni figlia e figlio possiedono. Vorrei fermarmi ad ammirare Gabriel che a 2 anni scopre il mondo combinando “disastri”, vorrei fermarmi ad ammirare Alice che a quasi 5 anni probabilmente sarà l'artista di casa con quella sua creatività e quel fare eclettico, vorrei potermi fermare ad ammirare Gioia che a 10 anni si sta per avventurare in quell'età dello tsunami, età ben descritta in un altro libro da leggere scritto da Pellai e Tamburini, e che sarà un'avventura.
Francesco, papà di Gabriel, Alice e Gioia
Uguali opportunità per tutti. Mi piacerebbe che tutti i bambini avessero le stesse opportunità, che tutti potessero fare sport o attività extrascolastiche a prescindere dalla disponibilità economica. Che questi fossero servizi gratuiti e addirittura facessero parte dell'offerta scolastica. Che in estate, quando le scuole chiudono ci fossero organizzazioni strutturate per accogliere i bambini, tutti i bambini non solo chi è in grado di sostenere ingenti spese. Perché è proprio la mancanza di servizi e organizzazione che aumenta il divario sociale.
Paolo, papà di Olivia
E io? Leggendo le letterine degli altri, mi sono chiesta: “E io, cosa vorrei?”. Mi ha colpito, riflettendo sui pensieri che mi sono arrivati e intercettandone molti altri tra le chiacchiere, le confessioni e gli sfoghi, di quelli che si fanno tra genitori, come le cose che vogliamo siano, in fondo, le più semplici: l’essenziale, come hanno scritto i miei amici Roberta e Stefano.
Per il ponte dell’Immacolata, sono stata qualche giorno al mare con alcune amiche e relativi bambini: tre giorni a giocare in spiaggia, vedere film di Natale e raccontarci cose davanti a una pizza - di noi, delle ragazze che siamo state, e di loro, le ragazze e i ragazzi che stanno per diventare. Quando siamo tornate a casa, andando a letto, mia figlia mi ha detto malinconica: “Mamma, mi manca già giocare con la sabbia”. Ecco, forse in cima alla mia personale letterina di Natale c’è il desiderio di continuare a giocare insieme con la sabbia, di metterlo tra le cose importanti da fare, di non dimenticarcene. Che vuol dire, appunto, liberare tempo per ciò che conta, togliere, ridurre, fare spazio - anche al bassotto a pelo ispido, chissà.
La mia amica Lia Calloni, di Gaia Family Hub, raccontava l’altro giorno su Instagram: “Chiedo forse troppo? Sono un genitore semplice, ho desideri piccoli. Prendere le bambine a scuola, un paio di volte a settimana. Tirar su anche un’amica della grande, senza averlo prima pianificato. Accompagnare la bici a mano, portando la cartella sulle spalle come una volta, mentre le ragazze ciacolano e mi trattano scherzosamente come una vecchia rimbambita, tra le risate di tutte noi insieme. Fermarsi, decidendolo lì per lì, per una cioccolata densa, al cocco o all’arancia, però quanti grumi, però io voglio ancora panna. E poi salutare il signor Enzo, l’ortolano, e fare una spesetta di frutta e verdura…”, e così via.
Sono tutti desideri personali i nostri, è vero, ma se li metto insieme non posso non notare che questa semplicità a cui in molti aspiriamo - fatta di umanità, rispetto, tempo, sostegno, pari opportunità per tutti - ha, in realtà, una dimensione fortemente politica e collettiva, che passa dalla necessità di ridisegnare reti di relazioni, servizi, modelli lavorativi. Non dimentichiamocelo, quando Natale sarà passato.
Un po’ di cose da leggere e ascoltare
Nel frattempo, però, dal Natale ci dobbiamo passare. Ho pensato di raccogliere qui un po’ di spunti per i prossimi giorni che, ti auguro, siano anche fatti anche di riposo. Io punto a staccare un pochino e, quando lo faccio, di solito dopo Capodanno, recupero cose da leggere, vedere, ascoltare. Ecco qualche consiglio:
Nelle ultime settimane, sull’onda dell’emozione e dell’attenzione suscitata dall’omicidio di Giulia Cecchettin, si è continuato a parlare di femminicidi. Un contributo che ho trovato molto interessante è stata la diretta Instagram promossa da @Mammadimerda con Francesca Palazzetti e la sessuologa Giulia Marchesi sull’educazione affettiva e sessuale e, soprattutto, su come affrontare con i bambini il tema del consenso già a partire dai contesti familiari, scolastici, di gioco: non è mai davvero troppo presto - ho imparato - e, soprattutto, spesso richiede un cambio comportamentale prima di tutto da parte di noi adulti perché certe cose non siamo neanche abituati a vederle (hai presente il famoso: “Dai un bacio a zio che poi ci rimane male?”, ecco). La diretta puoi rivederla a questo link;
Ho appena finito di leggere “Sarò breve”, di Francesco Muzzopappa: se per le vacanze di Natale stai cercando una lettura leggera, ma intelligente, te lo consiglio. La storia è un testamento: Ennio, ricco imprenditore brianzolo che si è fatto da solo, scrive ai suoi cari dall’aldilà e, intanto, ripercorre la propria vita. C’è da sorridere, da commuoversi, da rallegrarsi perché, se la vita è un puzzle spesso molto difficile da comporre, alla fine può anche succedere che tutti i pezzi vadano al loro posto;
Mentre Elon Musk è qui in Italia a darci lezioni in fatto di natalità, ecco una risposta facile alla domanda: perché non fai un figlio? Perché fare figli costa - in media 414 euro al mese l’uno. In questo articolo su La Svolta ci sono un po’ di numeri semplici semplici, messi in fila l’uno all’altro, che dovrebbero essere la premessa fondamentale di qualsiasi discorso serio sulla natalità;
Non l’ho ancora ascoltato per bene, ma mi piace molto l’idea che c’è dietro e inizio a segnalartelo: “Non funzionerà mai” è il podcast di Daniel Tarozzi e Andrea Degl’Innocenti, co-fondatori del portale Italia che Cambia. Dieci anni fa Tarozzi, insieme a Paolo Cignini, aveva girato l’Italia in camper raccogliendo centinaia di storie di cambiamento positivo, di chi voleva innovare la scuola pubblica, lottare contro la mafia, lasciare il posto fisso nel pieno della crisi economica per un progetto sociale. Dieci anni dopo hanno ricontattato molte di quelle persone per sapere che ne è stato dei loro progetti e provare a rispondere alla domanda: il cambiamento resiste alla prova del tempo? E anche: è vero che in Italia certe cose non funzionano mai? Sono curiosa di scoprire le risposte;
Lo sai che Internazionale ha una newsletter dedicata a scuola e università? Si intitola “Doposcuola” e ogni due settimane racconta cosa succede nella scuola, nel resto del mondo. È gratuita e ci si iscrive da qui;
Non sono una grande esperta di cinema, ma ci tenevo a consigliarti anche un film (sennò che vacanze di Natale sono?). Allora ho pensato al mio film preferito del 2023: è il primo che ho visto quest’anno, nei primissimi giorni di gennaio, “Le otto montagne”. È tratto dal libro omonimo di Paolo Cognetti, che nel 2017 ha vinto anche il Premio Strega. Racconta la storia dell’amicizia di due bambini, poi uomini, che intorno alla “montagna” cercano, in modi diversi, la propria strada. Un racconto potente sulla vita in tutte le sue declinazioni più profonde: il rapporto con le radici familiari e il diventare adulti, il rispecchiamento nelle storie degli altri e la forza dei legami, tra persone e con la natura. È arrivato sulle piattaforme di streaming, se non l’hai visto, recuperalo;
C’è un mio articolo uscito questo mese che ci tengo a segnalarti, non perché l’abbia scritto io ma perché è un’intervista che a me ha dato parecchi spunti di riflessione. Ho parlato con la sociologa Francesca Bertè di quel senso di sfiducia collettiva che tutti avvertiamo (ci sono anche dati molto interessanti, uno su tutti: la paura principale di quasi tutti gli italiani (95%) è perdere il lavoro). Negli stessi giorni, neanche a farlo apposta, è uscito il 57° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese che ci descrive come “sonnambuli”, impauriti, ripiegati su noi stessi, incapaci ormai anche di arrabbiarci. Ecco, con la dottoressa Bertè abbiamo provato a capire da cosa nasce questo sonnambulismo e, soprattutto, come uscirne per tornare a immaginare e progettare il domani con fiducia. L’intervista completa è sul numero di dicembre di Vegolosi MAG, che si può acquistare a questo link, ma qui voglio riportare un passaggio che ha molto a che fare con l’idea del villaggio:
“Stiamo perdendo la rete e, invece, dovremmo ricominciare a lanciare ponti verso gli altri perché è ciò che serve a riconoscersi: io mi fido di me stesso perché nella relazione con gli altri trovo soggetti che riconoscono il mio valore. È un gioco di specchi che deve essere sviluppato il più possibile. Per questo, possiamo ricostruire la fiducia per prima cosa attivando progetti individuali, familiari, collettivi: se non abbiamo una meta, abbandoniamo subito ogni sforzo, invece la fiducia si sviluppa se riusciamo a darci degli obiettivi legati al futuro”.
Ri-ciao!
Sono andata un po’ a ruota libera in questa newsletter, che è la quarta di “Ci vuole un villaggio” e l’ultima del 2023. Nei prossimi giorni chiuderò alcune cose di lavoro, andrò ai vari saggi e feste di Natale di mia figlia, saluterò un po’ di colleghi e poi mi dedicherò alla mia famiglia e ai miei amici. Come dicevo, mi riposerò un pochino e la newsletter tornerà dopo le feste.
Quando è iniziato il 2023 l’idea di questo spazio non esisteva neanche e avergli dato forma è stata una delle cose belle e inaspettate di quest’anno. Grazie a chi, come te, si è iscritto sulla fiducia e ha iniziato a leggere. Non so cosa succederà nel 2024, ma di sicuro continueremo a sentirci qui.
Grazie di cuore, davvero 🧡
Sarebbe ora il momento degli auguri, ma insomma… qui possiamo dirlo, il Natale, le feste non sono necessariamente per tutti un momento bello o facile o desiderato. Quindi facciamo che ci diciamo solamente ciao?
Ci sentiamo nel 2024! 🧡
Intanto, se ti è piaciuta questa newsletter, puoi lasciare un cuore, un commento e inoltrarla a chi vuoi.
Beh penso che la parola auguri abbia molti significati è l espressione di una forma di altruismo, nel momento in cui la dici pensi solo cose belle e positive che possano aiutare anche le persone che stanno vivendo momenti tristi è un po cone una iniezione di fiducia nel futuro, perché i momenti si evolvono cambiano, beh a me piace molto dirla e sentirla!
🫶🏽